Quarta parte del dossier pubblicato su Il Manifesto del 20 agosto, a cura di Andrea Fabozzi. Il taglio di 230 deputati porterà il nostro rapporto fino a un deputato ogni 151mila elettori. Diventeremmo cioè di colpo il paese con la peggiore rappresentatività tra tutti i 28 appartenenti all’Unione europea. E di gran lunga, visto che dopo di noi ci sarebbe la Spagna, ferma a un deputato ogni 133mila abitanti.
«L’Italia è il paese con il numero più alto di parlamentari». Quante volte lo avete sentito dire dalla propaganda per il sì? Talvolta lo slogan viene appena un po’ corretto aggiungendo «elettivi» a «parlamentari», tanto è evidentemente falso: basta dire che nel Regno unito i parlamentari sono più di 1.400. Ma a Londra ci sono i lords che hanno una funzione e soprattutto una carica, non elettiva, imparagonabile a quella dei nostri rappresentanti del popolo. Problema simile c’è con molte altre camere «alte» degli altri paesi, che spesso sono non elettive o rappresentano le autonomie locali o gli stati federati. Più facile il raffronto con le camere «basse», ovunque elette direttamente dal popolo. Oggi l’Italia con i suoi 96mila abitanti per deputato è uno degli stati con maggiore rappresentatività: più del Regno unito (un deputato ogni 102mila abitanti), più dell’Olanda (uno ogni 114mila), della Germania e della Francia (entrambe hanno un deputato ogni 116mila abitanti) e più della Spagna (uno ogni 133mila). Un rapporto maggiore tra elettori ed eletti rispetto al nostro c’è in Danimarca, Finlandia, Svezia, Belgio, Polonia, Grecia e Portogallo, tra gli altri. Non è corretto però dire, come dicono i 5 Stelle, che con la riforma l’Italia si «allineerà» ai maggiori paesi europei. Il taglio di 230 deputati infatti porterà il nostro rapporto fino a un deputato ogni 151mila elettori. Diventeremmo cioè di colpo il paese con la peggiore rappresentatività tra tutti i 28 appartenenti all’Unione europea. E di gran lunga, visto che dopo di noi ci sarebbe la Spagna, ferma a un deputato ogni 133mila abitanti. Peraltro a Madrid la camera «alta» è a composizione mista – in parte è eletta a suffragio universale, in parte è designata dalle comunità autonome – comunque più grande del nuovo senato italiano (266 senatori contro i nostri 200) per una popolazione assai inferiore (46 milioni contro i nostri 60 milioni).